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giovedì 22 novembre 2012

Citazione emozionale.


Non ti aspetti che un patè di olive ti permetta di riflettere sul senso della vita.
E sul senso che diamo, poi, alle giornate.
A quel lento o veloce passare del tempo in cui non riusciamo a stare fermi e tranquilli e ci sbattiamo altalenanti tra lacrime di passato e profumo di futuro.
E’ sera tardi, dopo che ho finito il mio lavoro, dopo che ho messo a letto mio figlio, dopo che ho studiato ciò ch
e dovrebbe nutrirmi l’animo mi siedo in veranda.
Nel silenzio delle 23.00 ti domandi se quelle strisce dei fanali portano via o portano verso e se quelli che guidano stanno facendo un bilancio del giorno o se anche loro sono sbilanciati.
Impegnati in tanti piccoli gesti e pensieri che da soli non si sommano mai in un unico totale, significativo, importante.
Che dia senso e profondità al regalo dell’esistenza.
Beh, vabbè, troppi pensieri: ho fame.
A quest’ora quello che c’è in frigo c’è.
Patè di olive nere.
Perfetto. Mi piace un sacco.
Il pane è fresco di giornata. Oggi, nel caso quotidiano, qualcuno è riuscito a fermarsi, dal panettiere. Non è così scontato.
Birra.
Yesssss…
E’ un mondo perfetto quello che mi si para davanti.
Scaldo due fette nel tostapane.
Le spalmo di patè.
Le poso su un vassoio di legno e le porto sul tavolo in veranda,
Verso la birra, mi accoccolo sulla sedia ricoperta da una trapunta che la rende comoda e morbida come una nuvola che guarda sul cortile e sulla strada comunale.
Quasi tutto sta dormendo intorno o sta sprofondando nella calma temporanea della notte, per riprendersi, rialzarsi, respirare.
Oggi è stata una giornata densa come un vasetto di miele o di vinavil.
Piena di alti e bassi, frenate ed accelerazioni.
Con gente in gamba e gente stronza che incrocia il suo destino al tuo cambiandolo ogni volta di poco… di tanto.
Con tanti bivi e strade da prendere o da abbandonare per sempre per non farci più ritorno.
Mille occasioni per fare valere la tua libertà e ritirare fuori il meglio, per quanto piccolo o poco apprezzato sia.
Mi sorseggio la birra e mi ritengo fortunato anche oggi.
Mi sembra che sia un enorme privilegio essere qui.
Avere avuto possibilità.
Prima ancora che esiti.
Possibilità.
Questo mi piace.
Addento un pezzo di pane tiepido e patè.
E’ buonissimo.
Una piccola esplosione di felicità e di soddisfazione.
Siamo ancora un po’ animali per fortuna e il cibo ha tanti significati piacevoli.
Mi immergo ancora nei pensieri sulla giornata e sui mille piccoli avvenimenti che lasciati orfani delle nostre riflessioni si perderanno senza senso… “come lacrime nella pioggia”.
Non voglio che si perdano.
Li ripenso e li rimetto in fila come soldatini e li lego con una ragnatela di affetto.
Ho accompagnato mio figlio a scuola e gli ho mostrato che c’è un albero sulla strada che è lì ancora da quando ero bambino io.
Ho ascoltato un collega che voleva mollare.
Ho visto un magazziniere spostare bancali e auto fermarsi per permettere ad un anziano di attraversare.
Ho dato la mano ad un cliente che non conoscevo e ho sentito alla radio dei terremoti in terre lontane.
Ho incontrato quello che potevo essere io in tanti altri, nel buono e nel cattivo che c’è in ciascuno di noi.
Ho letto dieci pagine che raccontavano di una vita non mia.
E ogni minuto è stato differente.
Questo mi piace.
Avere da prendere, da lasciare, da esplorare e da ripartire e da tornare a casa.
E mi sembra una fortuna immensa.
E questa fortuna rende i giorni dei regali.
Tutti diversi.
Tutti speciali.
Di cui, scartata la confezione, il contenuto è un p0′ come uno specchio, e ci ritrovi dentro quello che sei stato disponibile a metterci tu.
Troppa profondità.
Troppa riflessione.
Troppa introspezione.
Rigiro il vasetto di patè di olive “fior fiore Coop” e leggo il retro dell’etichetta.
“I prodotti fior fiore Coop raccolgono il meglio della cultura gastronomica rendendo speciale anche un giorno qualsiasi”.
Ecco.
Lo sapevo.
Non potevo essere così sensibile.
I giorni sono tutti giorni qualsiasi.
E’ il patè che ha reso questo speciale.
Che coglione che sono.
Dovevo immaginarlo.
Domani scrivo alla Coop per ringraziarli.
— con Roberto Sugliani

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